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In Consiglio la discussione sul dopo referendum

22/05/2012  - 

Compiti e operatività delle Province vanno sicuramente aggiornati, ma a distanza di anni sono ancora da completare il decentramento verso Comuni e Province con l’attribuzione di compiti, funzioni e risorse previsti dalla Legge Regionale n. 9 del giugno 2006.

Eppure, nel bene e nel male, come è l’universo della Pubblica Amministrazione, vi sono servizi e compiti essenziali. Va detto che l’impianto istituzionale delle Province è garantito dal Titolo V della Costituzione, mentre a livello regionale è contemplato e normato dall’art. 43 dello Statuto Sardo. Oltre a ciò, è da tener presente che ogni passaggio che riguardi gli organi eletti ha come riferimento la sentenza n. 48 del 2003 della Corte Costituzionale, emessa su atto di costituzione della Regione Sarda, afferente la Legge regionale 10 del 2002 che, per assurdo, istitutiva le nuove Province sarde, laddove si pronunciava per l’anticipata scadenza dei Consigli eletti e in carica nelle quattro province storiche e per indire nuove elezioni che comprendessero anche le nuove.

Del tema si è discusso lunedì pomerigggio nel corso della seduta del Consiglio provinciale, interamente dedicata al dopo referendum ed al futuro delle Province con l’aggiunta della forte e motivata preoccupazione sulle incertezze politiche che connotano questa fase del post voto referendario. In apertura e chiusura del confronto è intervenuto il presidente della Provincia Massimiliano de Seneen, annunciando di aver convocato per giovedì 24 maggio un incontro con i sindaci della Provincia, al quale sono invitati anche i consiglieri regionali dell’Oristanese e il costituzionalista prof. Chessa. Valutazioni sulle quali hanno concordato tutti i consiglieri intervenuti nel dibattito, aperto dal consigliere sardista Efisio Trincas, il quale ha ricordato come in Provincia di Oristano il quorum consultivo non è stato raggiunto e che ogni comunità deve autodeterminarsi.

Battista Ghisu del PD ha espresso critiche verso il movimento referendario ed i Riformatori, soffermandosi a lungo sul contenuto della sentenza n. 48 della Corte Costituzionale, sostenendo che non esistono presupposti normativi per abbreviare mandati elettivi e procedere a commissariamenti di Enti eletti. Salvatore Crobu dellUDC si è soffermato su quanti, a livello locale, sono impegnati come amministratori e non sono certo definibili casta.Gabriele Basciu dei Riformatori ha rivendicato il diritto all’autonoma espressione del voto e annunciato, con il suo gruppo, l’uscita dall’aula per un incontro politico sul tema del dopo referendum.

Peppino Marras del Gruppo Misto ha parlato di una fase nuova che occorre fronteggiare facendo capire ai cittadini quel che avviene in questo momento politico con Oristano che corre il rischio di essere nuova periferia di Cagliari.Cristiano Carrus del PDL ha rivendicato con forza il ruolo degli amministratori locali esposti in prima linea di fronte ai problemi della gente comune, dichiarandosi poi d’accordo per una forte azione in difesa della Provincia. Sandro Murana, assessore espresso dai Riformatori, ha ricordato e difeso la sua autonoma posizione sul referendum che aveva contestato anche nelle sedi di partito, mentre Stefano Figus dell'Italia dei Valori, ha chiesto la difesa del territorio e quindi dell’Istituto della Provincia appellandosi al pronunciamento della Corte Costituzionale.

Bepi Costella del'UDC ha suggerito un confronto a Cagliari con le rappresentanze di tutte le Province sarde e Mario Tendas del PD ha richiamato l’esigenza di una più estesa e completa informazione verso i cittadini.

Concludendo il dibattito il presidente Massimiliano de Seneen ha, tra l’altro, respinto con forza la posizione di quanti sostengono che l’Ente intermedio sia la massima espressione della casta e che le Province siano l’epicentro delle sperpero nella pubblica amministrazione. 

"In questi giorni", ha precisato il presidente de Seneen, "ho più volte ripetuto che rispetto il voto espresso degli elettori ma questo pronunciamento andava collocato all’interno della legge che prevede singoli referendum.Ora nessuno può pensare di utilizzare questo strumento per dare corso ad azioni macchiate di illegittimità". L’Unione Province Sarde non ne aveva fatto mistero.