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Approvato un ordine del giorno sul riordino degli enti locali

11/02/2015  - 

Il Consiglio Provinciale di Oristano ha approvato un ordine del giorno, presentato dalla X^ Commissione consiliare, presidente Serafino Oppo e componenti Giuseppe Costella, Stefano Figus, Enzo Saba e Battista Ghisu, sul riordino del sistema delle Autonomie locali in Sardegna, contro la soppressione della Provincia di Oristano, la salvaguardia dei servizi a favore del cittadino e la difesa dei posti di lavoro.

Il documento, votato all’unanimità dai consiglieri, sarà inviato quanto prima al Presidente e ai Capigruppo del Consiglio Regionale, ai consiglieri regionali, ai rappresentanti del Governo in Sardegna e all'Osservatorio Regionale per la ricognizione delle funzioni amministrative provinciali.

Presentato in aula dal vicepresidente della Commissione, Battista Ghisu (PD), l’ordine del giorno ha messo in luce alcune forti criticità del progetto di riforma regionale che, ancor più e peggio della legge nazionale – ha illustrato Ghisu - riduce gli spazi di democrazia e peggiora la qualità dei servizi, con una desertificazione istituzionale che fa seguito all’abbandono della presenza dello Stato nei territori.

Un disegno di legge che accentra ancor più potere e risorse verso Cagliari capoluogo, sede della Regione Sarda e da domani anche Città Metropolitana, il nuovo ente intermedio a cui farà da contraltare la destrutturazione istituzionale del resto della Sardegna.

Dall’analisi della X^ Commissione provinciale è emersa l’inadeguatezza dell’ipotesi istituzionale prevista, per ora, solo dalla Giunta Regionale, che moltiplica i costi della politica e i centri di spesa con la trasformazione in enti locali delle Unioni di Comuni, con lo svuotamento di ruolo e funzioni dei Comuni sotto i 5000 abitanti, che di fatto non avranno più senso di esistere, con sindaci eletti dai cittadini ma delegittimati e costretti a subire decisioni di altri.

Ma è soprattutto sull’area vasta, sulle sue funzioni e servizi, che il disegno di legge regionale è debole, ha messo in chiaro Ghisu, che punta il dito contro l’Associazione di Unioni di Comuni, un soggetto che dovrebbe governare l’Ambito Strategico ma senza alcun fondamento giuridico, una sorta di “associazione sportiva” come l’ha definita di recente il sindaco di Sassari o una “società bocciofila” secondo il presidente della Provincia Massimiliano de Seneen.
Un aspetto, quest’ultimo, non solo di natura politica ma anche di diritto: le Associazioni di Unioni, così come previste, non hanno la capacità di assumere diritti ed obblighi. Chi, dunque, sarà “titolare delle funzioni di area vasta” e chi, in conseguenza di ciò, ne sarà responsabile giuridicamente?

Dai rilievi del documento emerge, dunque, un quadro istituzionale enormemente sbilanciato: da una parte la Città Metropolitana di Cagliari, con potere politico e ruolo istituzionale riconosciuto, dall’altra la disgregazione istituzionale in decine e decine di Unioni di Comuni, con un soggetto giuridicamente inesistente senza risorse, né forza politica e istituzionale.

Alle risorse assicurate per legge della Città Metropolitana, comprese quelle della ex Provincia, si contrappone solo il Fondo Unico regionale, sempre in diminuzione, per sostenere il complesso di funzioni e servizi di area vasta che ricadranno, come un macigno, in capo ai sindaci.

Poi la questione del personale delle Province, legato anche a quello dei Comuni che, insieme alla quasi totalità delle funzioni, dovrà transitare nei nuovi enti locali, le Unioni di Comuni, con la formazione di nuove e consistenti piante organiche.  E se i Comuni non saranno certamente in grado di assorbire il personale provinciale, difficilmente potranno farlo le Unioni dei Comuni, che avranno difficoltà a sostenere, solo attraverso il fondo unico regionale, i già elevati costi del personale transitato dai Comuni.
Queste le premesse e con l’ordine del giorno il consiglio Provinciale chiede al Consiglio Regionale di:

  1. modificare nel merito il disegno di legge approvato dalla Giunta regionale con atto n. 53/17 del 29/12/2014, nelle parti in cui dispone la soppressione delle Province storiche ed alla mancata previsione procedurale della necessaria preliminare modifica dell'art. 43 della Legge Costituzionale 26/02/1948 N.3 (Statuto Speciale della Sardegna);
  2. Respingere, perché inadeguate alle esigenze dei territori, le parti relative alla istituzione di Associazioni di Unioni di Comuni per la gestione delle funzioni di area vasta;
  3. Prevedere la continuità storica delle attuali 4 Province per la gestione delle funzioni di area vasta come previsto dalla Legge nazionale n. 56/2014.

Sull’ordine del giorno sono intervenuti diversi consiglieri provinciali.

Il consigliere Mario Olla (FI) ha denunciato il grave scippo da parte del Governo nazionale delle risorse provinciali versate dai cittadini con le imposte per i servizi locali e utilizzate, invece, per altri finalità. Quindi la critica all’organizzazione della Regione, alla moltitudine di società ed enti regionali che non vengono toccate dalla riforma.

Il consigliere Salvatore Crobu (UDC) ha ricordato una proposta di emendamento alla legge di riordino dell’amministrazione regionale, presentata dal Consiglio Provinciale di Oristano e mai presa in considerazione, che prevedeva l’inserimento in organico regionale anche del personale delle Province.

Critico con i Sindaci dei comuni capoluoghi, invece, il consigliere Alfredo Mameli P.S.d’Az., amministratori in silenzio nonostante lo smantellamento dei presidi dello Stato conseguente alla cancellazione delle Province.

Forte anche la critica dell’assessore provinciale Gianni Pia, che ha ricordato i rilievi anticostituzionali delle diverse leggi intervenute sulle Province negli ultimi anni, con ricorsi ancora in attesa di giudizio. “Stiamo tornando ad una neo centralismo - ha detto Pia nell’intervento – mentre la Regione continua a conservare risorse che, mi auguro, l’assessore Paci vorrà impegnare nel fondo unico degli enti locali e, quindi, per i servizi nei territori. Il punto è che la Regione vuole sottomettere i territori per non avere interlocutori giuridicamente legittimati”, ha concluso Pia, che ha proposto anche una modifica, accolta all’unanimità, dell’ordine del giorno in discussione.

Quindi l’intervento del presidente della Provincia Massimiliano de Seneen, che ha sottolineato lo smantellamento degli uffici periferici dello Stato conseguente alla cancellazione delle Province, con la Regione che, invece, intende riacquisire “la gestione diretta delle funzioni e delle risorse, cosa che la legge gli vieterebbe ma che la Regione fa e vuol continuare a fare”. In questo senso, il presidente de Seneen richiama le recenti riacquisizioni di funzioni regionali delegate alle Province senza far seguire il personale provinciale che le svolge.

“Siamo in presenza di un sistema regionale in totale scollegamento con il territorio e con le istanze che questo produce – ha detto de Seneen – e allora viene da chiedersi quale potrà essere il destino di un territorio fondato sulla struttura provinciale, perché pur riconoscendo implicitamente che l’ente di area vasta è indispensabile, stanno sostituendo 8 Province con 35 mini enti e altre associazioni volontarie, salvo l’obbligatorietà delle funzioni: qui qualcosa non concilia” ha commentato il presidente della Provincia, de Seneen.

Poi ancora l’aspetto legato al governo dei nuovi enti locali, le Unioni di Comuni, con amministratori che non saranno eletti dal popolo ma nominati dalle segreterie di partito, secondo il Presidente della Provincia, “con buona pace della democrazia”.
“Si è venduto un prodotto – ha concluso de Seneen – si è sbandierata una grande economia di spesa con la soppressione delle Province, ma francamente non mi pare che ciò avvenga, a meno che non si dica ai cittadini che quei servizi che ha sempre avuto, non li avrà più. Se non si aggredisce la spesa pubblica partendo dai Ministeri, non saranno certo gli enti locali a sopportare un carico di questo tipo”.

In fase di dichiarazione di voto, Serafino Oppo esprime la propria amarezza per un disegno di legge “fatto da un assessore, ex Sindaco, ex presidente dell’Anci”, mentre Marcello Serra ritiene opportuno, a questo punto, che maggioranza e minoranza valutino l’opportunità di dimettersi prima della scadenza di mandato”.