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Massimo Torrente: l'Università non chiuderà

23/01/2017  - 

Massimo Torrente, amministratore straordinario della Provincia, rassicura tutti gli oristanesi e ribadisce che non sarà certo un canone non pagato a decretare la fine del polo universitario oristanese, nato proprio su impulso della Provincia di Oristano.

“La diffida inviata al Consorzio Uno è stato un atto dovuto conseguente a obblighi di natura contabile – dichiara Torrente - ma assume soprattutto un carattere provocatorio dopo i ripetuti atteggiamenti non collaborativi, per più di un anno, tenuti dal presidente del Consorzio, Gianvalerio Sanna, che ha sempre chiuso la porta a eventuali soluzioni, anche unitamente alla Provincia, affinché venisse stipulato un contratto di locazione ad un costo non meramente simbolico”.

Strumentalizzare la richiesta della Provincia per farla considerare, agli occhi degli studenti e dei cittadini oristanesi, causa di chiusura dell’Università è un messaggio fuorviante – continua l’amministratore straordinario - che non corrisponde agli interessi della stessa Provincia, che ha sempre considerato l’Università di Oristano un presidio culturale strategico per il proprio territorio”.

La questione, molto più complessa di quanto si voglia far credere nascondendone diversi aspetti, non può essere affrontata senza conoscere le motivazioni che hanno portato la Provincia a richiedere un canone di locazione, atto conseguente a obblighi di natura finanziario – contabile.

E’ necessario ricordare che il Consorzio UNO è un consorzio a partecipazione pubblica e privata, di cui la Provincia detiene una partecipazione minoritaria (circa l’11 %) alla pari di tutti gli altri soci. I soci di natura pubblica sono tre (lo sono anche il Comune di Oristano e la Camera di Commercio). Tra questi, l’unico ente che sostiene concretamente il Consorzio UNO è la Provincia di Oristano, con la concessione del Monastero del Carmine, avvenuta sinora in comodato gratuito, peraltro mai formalizzato con la sottoscrizione di un regolare contratto, per una locazione che è stata quantificata del valore di 178.000 euro.

In questi ultimi anni, però, è mutato profondamente lo scenario legato alle società partecipate degli enti pubblici e gli obblighi normativi sono vincolanti e con implicazioni di natura amministrativa - contabile, così come ribadito più volte dalla Corte dei Conti.

Sin dalla legge di stabilità del 2015 sono state introdotte novità in materia di partecipate, tra cui la più rilevante è la definizione ed approvazione di un Piano operativo di razionalizzazione che detta criteri ben definiti e tra questi “…... l’eliminazione delle società e delle partecipazioni societarie non indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali”.

In questo senso, l’istruzione universitaria non è funzione fondamentale delle Province e se diventa complicato difendere il mantenimento della partecipazione pubblica, ancor di più lo è giustificare contabilmente un mancato introito (il canone) dovuto da un soggetto privato.

Ciò, è bene precisarlo, in presenza di una situazione finanziaria dell’Ente pressochè al tracollo, che non consente di assolvere alle proprie funzioni istituzionali. Per essere più chiari, a fronte dell’impossibilità finanziaria di poter assicurare, per esempio, il servizio di assistenza agli studenti disabili o la fornitura del gasolio per il riscaldamento degli istituti scolastici secondari (per non parlare della sicurezza connessa agli oltre 1000 km di strade provinciali) diventa ingiustificata la mancata riscossione di un canone di locazione per sostenere  soggetti di natura privata e per funzioni che non sono di pertinenza della Provincia. Le conseguenze di questo comportamento di fronte alla Corte dei Conti sarebbero certe e costituirebbero un danno verso altri cittadini che si aspettano dall’Ente la garanzia di altri servizi fondamentali, di competenza propria della Provincia.

Se non si vuol tener conto di queste implicazioni – ribadisce l’amministratore Torrente -  così come sinora è stato fatto da parte del Consorzio UNO, significa non voler risolvere il problema, che non è di natura politica ma giuridica. Per oltre un anno e mezzo la Provincia ha cercato di trovare una soluzione con il Presidente del Consorzio UNO, ottenendo in risposta solo prese di posizione non collaborative a fronte di richieste di incontri nell’interesse comune”.

“E’ stato questo atteggiamento ostile che ha portato l’amministrazione provinciale ad emettere l’atto di diffida – conclude Torrente – così da far emergere il problema e trovare una soluzione, nel rispetto dei diversi ruoli e con spirito collaborativo. Soprattutto negli interessi dell’Università di Oristano, che non sono certamente difesi con prese di posizione o strumentalizzazioni politiche come quella messa in atto in questi giorni.”

La Provincia è stata il più importante promotore dell’Università di Oristano, ma in questi ultimi anni è stata delegittimata e obbligata, da leggi e soprattutto dal prelievo forzoso delle proprie risorse, ad abbandonare compiti che non gli competono, limitandosi a svolgere le proprie funzioni fondamentali. L’atto di diffida di questi ultimi giorni sono una diretta conseguenza di ciò, con la situazione paradossale che la Provincia deve ancora una volta farsi carico, da sola e unica tra i soci pubblici e privati, di un problema che avrebbe dovuto essere, invece, di tutti. Lo stesso Consorzio UNO, tra l’altro, riconosce locazioni verso terzi per circa 80 mila euro all’anno, rispetto ai quali i 178 mila euro per tutto il Monastero del Carmine appaiono del tutto congrui.

La Provincia, in ogni caso, si pone ancora una volta in una posizione propositiva, ponendo in essere anche in maniera unilaterale tutte le iniziative possibili che possano servire a salvaguardare sia l’interesse dell’Università che quello dei servizi garantiti dalla Provincia, nell’osservanza degli obblighi contabili.